L’inquinamento atmosferico costa alle economie europee qualcosa come 1,6 miliardi di dollari l’anno, ovvero quasi un decimo del prodotto interno lordo (PIL) di tutta l’Unione europea nel 2013. A rivelarlo è uno studio reso noto ad Haifa dall’OMS e dall’OCSE riferito all’inquinamento dell’aria in Europa nel 2010. Secondo l’organizzazione mondiale della sanità, 9 cittadini su 10 respirano aria inquinata, centinaia di migliaia si ammalano, 600 mila muoiono per una patologia cardiocircolatoria o per tumore al polmone, sono 33 mila l’anno in Italia.
L’Unione brucia il 5% del suo PIL, per far fronte ai danni di questa catastrofe: 1463 miliardi di euro, 88 pesano sull’Italia, quasi il 5% della ricchezza nazionale. In Italia nessuna città, secondo l’OMS, si salva dall’inquinamento dell’aria: nonostante un miglioramento complessivo nei livelli di inquinamento aria registrato negli ultimi anni, milioni di persone soprattutto nella Pianura Padana sono esposte a concentrazioni medie annuali di Pm10, Pm2,5, NO2 ed O3 superiori ai valori di riferimento forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
I principali settori che contribuiscono all’emissione di questi macroinquinanti sono quello industriale (per gli ossidi di zolfo), i trasporti marittimi (per i Nmvoc) e stradali (per gli ossidi di azoto e benzene) e quello del riscaldamento e produzione di calore (per il monossido di carbonio e polveri sottili). Prevalentemente di origine industriale l’emissione dei microinquinanti quali metalli pesanti, diossine, Pcb e Ipa. “Frenare gli effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico paga.
Le prove che abbiamo presentato forniscono ai decisori un motivo valido per agire. – ha detto Zsuzsanna Jakab, direttore regionale dell’OMS per l’Europa – Il lavoro intersettoriale che abbiamo fatto è la spina dorsale del programma che abbiamo avviato 26 anni fa sull’ambiente e la salute, ed è ancora più importante oggi nelle discussioni che si svolgono in questo incontro di Haifa”.